24/11/17

Ricordi di copertura 8. Il premiatore e aneddoto con Antonio Moresco. 8





E mi ricordo anche quel giorno che mi è venuta l’idea di un racconto intitolato “Il premiatore” (e mentre ricordo questo, mi viene anche in mente quella sera che ero in macchina con Antonio Moresco e gli parlavo del racconto “Il primo Congresso del Sindacato dei Profeti Viventi”, che poi avrebbe dato il titolo al mio ultimo libro di racconti, uscito per Effigie nel lontanissimo 2008 ma terminato già 3 o 4 anni prima, che avevo iniziato a scrivere proprio in quei giorni dopo che gli avevo inutilmente ronzato intorno per settimane, quando all’improvviso, come capita spesso, mi era venuta in mente la prima frase, che già conteneva il tono e tutto il resto, anche se ancora non sapevo cos’era quel resto, e gli dicevo quanto fossi contento di questa frase, che tuttora reputo uno degli incipit migliori non solo dei miei racconti, che pure ne hanno tanti – almeno quello – ma di tutta la letteratura mondiale di tutti i tempi, incipit che sarebbe questo: “I profeti arrivano alla spicciolata.”, e lui è scoppiato a ridere e insieme abbiamo riso per qualche chilometro, ricamandoci un po’ sopra, poi basta, abbiamo riso di altro…). E insomma tutto è nato il giorno della cerimonia informale di fine anno nella palestra della scuola. Con i proventi della vendita di un centinaio di libretti fatti e cuciti a mano da me e i miei studenti, in seguito a piccolo un corso di scrittura che avevo curato a scuola, avevo deciso di istituire una "borsa di libri" non per gli studenti migliori, ma per quelli che, indicati dagli insegnanti e secondo il registro della biblioteca scolastica, leggevano di più (di fatto i davvero migliori, per me). Che poi per puro caso, quando sono andato a Bergamo, da Seghezzi, a compare i libri, lui aveva delle borse in tela, che non si chiamavano ancora shopper, che gli aveva lasciato il rappresentante della Mondadori e me ne ha date abbastanza per tutti i premiati, così l’idea delle borse all’improvviso, senza che lo avessi preventivato, diventava fisica, e erano anche belle, solide, a parte il logo Mondadori, che va be’… però tante grazie! E così durante la cerimonia le borse piene di libri erano appoggiate su un tavolino e io me ne stavo lì, incapace di star fermo, in attesa del mio turno, mentre il rappresentante di una banca locale distribuiva degli assegni ai ragazzi, ma per la maggioranza ragazze, più scolasticamente meritevoli, che poi, quando il preside ha parlato della mia iniziativa e mi ha invitato a farmi avanti con la prima borsa, quando si è avvicinata la prima studentessa da premiare quel tipo mi ha strappato di mano la borsa e l'ha consegnata lui ai ragazzi, e così tutti le altre. Era così felice di farlo che non ho detto niente e mi sono limitato a fargli fa velina e a passargli le borse. Poi se ne è andato raggiante.
Una figura come questa merita un racconto, mi sono detto. E così ho fatto.



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