03/02/17

Cosa succede quando non succede niente (un esercizio di umiltà)






Andavo dicendo che mi interessava cosa succede quando non succede niente, e che di questo, secondo le mie capacità, intendevo scrivere e già scrivevo perché proprio di questo consiste la vita di tutti per la maggior parte del tempo, e soprattutto la mia, vari anni prima di sapere che Georges Perec esistesse, e forse addirittura prima che usasse l'identica formula. Per cui, quando poi l'ho trovata nei suoi testi, invece di rattristarmi per essere stato preceduto, mi sono rallegrato di essere stato citato in anticipo.
 
(Era nell'aria già da decenni del resto, almeno da Joyce: si viene sempre dopo qualcuno; ma ciò non toglie che, anche quando l'ho incrociata successivamente, è stato come un omaggio anche a me stesso che l'ho recepita. In qualche universo Perec e io, e forse anche Borges e Joyce, siamo la stessa persona. In qualche universo quell'espressione vive, e tutti i nostri nomi sono una pallida emanazione.)

(Gli universi si scialano.)



2 commenti:

  1. Caro Luigi, avendo tu aggiunto le foto dei due letterati “che ti citano” (campo mio), succede che ho subìto una raccapricciante riflessione. Questa:
    Ho sempre guardato con una certa sospettosità i maschi che credono di depistare l'occhio scrutatore della loro anima dietro baffetti, pizzetti, favoriti e quant'altro, quelli che, abbandonata la barba (nido di cimici, pidocchi, animaletti vari e soprattutto di sporcizia, ma almeno naturale) non seguono la pratica, inaugurata addirittura dai romani antichi, di radersi completamente per essere più trasparenti (al contrario nelle femmine ammiro il loro senso dell'estetica, ragione della fortuna di parrucchieri e coiffeurs vari, e soprattutto il gioco sensuale del loro velarsi). I romani chiamavano la maschera “persona”, invece oggi, non da oggi, si riconosce a ogni persona il diritto di indossare la “persona”, magari con un rasatura solo parziale. In fondo è una concessione alla maschera che ho sempre trovato sospettabile di idiozia, perché non vela proprio niente e invece caricaturizza (un po' come i tatuaggi).
    Perec esibisce un pizzetto alla D'Artagnan e Joyce due baffetti alla Peter Seller: roba da scompisciarsi. Eppure li stimo grandissimi.
    Quelli ti “citano”, ma almeno tu ti radi: consolati.

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    1. Condivido il (pre-)giudizio su baffi, barba e tatuaggi. L'ho anche scritto. Vedi che cose sceme scrivo? Io, se non mi rado non mi sento a posto (cattolico?, come dici nell'altra tua lettera che non so perché non sei riuscito a postare. Vedi che sei capace?) A volte la barba è per nascondere che si è brutti. O ci si sente tali. E così lo segnalano anche a chi non ci aveva fatto caso. Poi ci sono le ochette che apprezzano, e allora il discorso cambia.

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