09/01/17

Le banche del centro



Nelle banche del centro, di sera, ben oltre la chiusura, le luci dell’ingresso centrale restano sempre accese a mostrare, soffuse, l’imponenza e la solidità dei locali, e del patrimonio, attraverso le grandi sbarre che li difendono. Sono sbarre lisce e rese così lustre dalla sistematica pulitura, che non di rado il passante è tentato di sfiorarle coi polpastrelli, per puro piacere, per sentirne la fresca levigatezza e saggiare le minime deformazioni che l’aria, negli anni, non manca mai di provocare. Tutte le finestre che danno sul marciapiede hanno invece le luci spente e i tendaggi tirati. I tendaggi di solito sono a pannelli, di larghezza variabile, che anche quando sono accostati in tutta la loro estensione lasciano sempre piccoli spiragli dai quali un curioso potrebbe sbirciare, magari per sorprendere, di giorno, il brillare di un anello o di un orologio che suggerisce il movimento improvviso di una mano o una ciocca di capelli di qualcuno che assente o sbuffa al telefono, e, di sera, nell’ombra proiettata dalle luci della strada e dai fari delle auto e dei tram, lo spigolo di una scrivania, qualche lettera a zig zag di una tastiera o il margine dei documenti non ancora evasi. Ma di sera chi passa ha poca voglia di indugiare e in genere cammina frettoloso facendo solo scivolare uno sguardo distratto, eppure vagamente deluso, di una delusione che non deriva da nessuna specifica attesa, sullo schermo opaco che difende un mistero del quale pure indica la prevedibilità, ma che non per questo mistero cessa di essere, e non importa se vacuo. Più importante è la banca, più lunga è la trafila dei finestroni schermati, e di conseguenza più forte la delusione, nonostante raramente oltrepassi la soglia della coscienza. E comunque è con sollievo che infine si incontra, sempre, una stanza con accesa una lampada da scrivania, che le tende appena accostate lasciano vedere nella sua quasi interezza. Dietro di essa, su una poltrona non troppo lussuosa ma comoda, e davanti a un paio di monitor accesi, c’è un impiegato che lavora. Anche se nemmemo allora il tuo sguardo si è soffermato e il passo ha proceduto spedito verso casa o all’appuntamento che ti aspetta, capita a volte che, senza un motivo, i movimenti si fanno più sciolti e in certi casi, addirittura, ti metti a fischiettare. Stasera hai proprio appetito e qualcosa ti dice che la cena sarà davvero gustosa.


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