25/11/16

Verso Arles



Sul treno che mi porta da Nizza a Arles, entra nel mio scompartimento una donna obesa con il figlio down adolescente. La donna ha i capelli rossi, la pelle lentigginosa. Indossa un lungo vestito di leggera stoffa indiana (di cotone, mi pare, o di seta di bassa qualità), chiuso sul davanti da una lunga fila di bottoni che scendono fino all’ombelico. Quando si siede la stoffa si tende e tra un bottone e l’altro si apre in grossi occhielli da cui deborda la carne nuda. La parte inferiore dell’abito, lunga fino ai piedi, sdrucita agli orli, le consente di allungare comodamente le gambe, più che divaricate, spalancate senza ritegno.
Legge una dopo l’altra tre riviste femminili. Il ragazzo ne sfoglia una di programmi televisivi e scherza allegramente. Fa lo stupidello, ma non in modo pesante. Lei gli dice ogni tanto di smetterla, sbirciandomi meno per assicurarsi che io non sia disturbato che per cercare un contatto, che il mio sguardo rifiuta. Fingo di non capire il francese: che sono straniero lo dimostra il libro che sto leggendo. La scuola è finita da poco e ho voglia di stare zitto. Vado a Arles per stare qualche giorno nel mondo da solo, con la ferma intenzione di non aprire bocca, se non lo stretto indispensabile: ricerca della camera, ordinazioni al ristorante, acquisto biglietti delle mostre, saluti di cortesia. Il ragazzo parla a voce alta con parole a volte pasticciate e frammentate, credo apposta, come per attirare l’attenzione della madre, per coinvolgerla nel gioco. In certi casi infatti lei lo corregge. Lo fa sempre con tenerezza, quella forte della calma amorosa, non quella esibita; mai una sbuffata o un’occhiata spazientita. Lui segue con il dito le righe stampate, si sofferma su certe foto, gioca con i listelli di plastica non perfettamente incollati alla base del finestrino, facendoli schioccare. All’improvviso si volta, abbraccia la donna e le dà un bacio. Infine si addormentano entrambi. Sonnecchio anch’io. Va tutto bene. Sì.

2 commenti:

  1. Professore, leggere i suoi racconti e' come ammirare dei quadri.

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  2. Luigi, questo di Racconti immobili m'era sfuggito: è bellissimo. Ogni commento è superfluo. Forse i può dire che la vera arte rende migliorie chi la incontra: Sperem almeno. F

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