17/10/16

Platone sul metrò


Alzando gli occhi dal proprio niente verso la carrozza quasi vuota, vede tre metri davanti a sé, di profilo, seduta serena con le spalle e la testa erette, le mani appoggiate con gesto disteso alle cosce parallele tra di loro e al suolo, i piedi uniti nelle scarpe scollate, una ragazza di quindici/sedici anni, già donna fatta ma come ancora trattenuta sul versante al di qua dell’adolescenza; una ragazza non particolarmente bella, e però bellissima, perché si trova esattamente in uno di quei pochi momenti, o giorni o mesi, o nel semplice istante che incrocia inconsapevolmente lo spazio posizionale e prospettico destinatole da sempre, anche se forse per nessuno, nell’esatta età, che può situarsi nell’infanzia come nella vecchiaia ma che di solito elegge appunto l’adolescenza, nella quale ogni essere raggiunge la massima bellezza che gli è consentita, una bellezza senza alcun fine, nemmeno quello di essere percepita, che trascende se stessa, il semplice fatto di un essere che è bello, per diventare assoluta, gloriosa per sempre nel cielo di ciò che non sarà più perso anche se nessuno l’ha mai raccolto.

1 commento:

  1. Un racconto meraviglioso. Scritto con la perizia degli autori alti, come di un Manzoni,di un Gadda, comunque di un "lombardo".
    Grazie.

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