21/06/16

Politica palmata. 2 e 3



(qui la prima puntata:  Politica palmata 1 e qui la terza e ultima: Politica palmata -4-e-5-fine.)

2. Secessione!

27 luglio 2013
Un gruppetto di estremiste autonominatesi “Separatiste abduane”, forse agenti provocatori infiltrati, con un gesto clamoroso si è installato sulla riva opposta, da dove lancia versi di scherno, ingiurie e accuse di ogni genere contro l’assemblea generale, che al momento le ignora.
Quando poi questa, in massa per ragioni climatiche o altro capriccio, ma probabilmente per dimostrare il proprio diritto sovrano su questo tratto del fiume tra le due dighe e, se appena lo volessero, anche oltre (oltre... verso le terre ignote che molte di loro hanno esplorato e da cui, loro, sono tornate... tornate per restare) e, già che c’è, anche la propria forza , si sposta armi e bagagli sulla riva sinistra, loro, come se fosse una decisione maturata già in precedenza, si lasciano portare dalla corrente un po’ più a sud e quando sono abbastanza al sicuro guadagnano la riva destra, o viceversa, riprendendo la solita tiritera di lazzi e contumelie con vigore direttamente proporzionale alla distanza interposta. O, secondo il loro dire, al percorso di crescita tracciato. Dannunziane!
Nessuno sembra cercare lo scontro, ma secondo me non dura.
La situazione resta incandescente!
(L’asino Natale sembra aver percepito la tensione nonostante abiti oltre un chilometro più a monte e nel silenzio del mattino, scosso, lo proclama a chiare lettere: “Così non può durare! Düra minga… düra nooooo!)

(Stay tuned.)


3. Gli eventi precipitano! La secessione avanza, la soglia critica è vicinissima!

1 agosto 2013
Dopo quel terribile momento, per fortuna le acque sembravano essersi calmate e io ho potuto riprendere le mie passeggiate senza sentirmi minacciato. Il grosso dell’assemblea non mi degnava più di uno sguardo, come se fosse dimenticato di me (le secessioniste non me l’hanno mai concesso, invece: avevano ben altro a cui pensare… Più importante di me! Figurarsi, quelle svaporate!) e la pace regnava sovrana, in primis nella mia anima sensibile. Oggi invece ho percepito subito che qualcosa era cambiato: i ranghi dell’assemblea presentavano vistose lacune e sul momento ho temuto che il tornado dell’altro giorno avesse fatto una mezza strage, oltre ai disastri ambientali e economici che tutti sanno (per fortuna subito riparati dai nostri efficientissimi amministratori, che ne hanno anzi approfittato per ricostruire tutto meglio di prima, più solido e più bello, quasi senza spese. – Ce ne vorrebbero due o tre all’anno di catastrofi così!). Invece è bastata un po’ di attenzione e tutto si è chiarito.
L’assemblea permanente ha perso altri aderenti, le fila delle secessioniste si sono ingrossate, l’aria si è fatta più tesa, e la soglia critica, il fatidico punto di non ritorno (the point of no return!)  sembra ormai prossimo. E tutto per colpa di una agitprop, di una giovane incantatrice dalla parlantina sciolta e pure belloccia, per chi apprezza il genere (e ce n’è, ce n’è…) che si è installata su un tronco che sporgeva dall’acqua e da quel pulpito si è messa a predicare, a minacciare cataclismi (guerre civili... rivoluzioni!), calare sarcasmi taglienti come mannaie, alleggerire i toni con deliziose barzellette (alcune un po’ troppo raffinate per quell’uditorio, ma tant’è… l’incomprensione, in chi è già bendisposto, o servile, accresce l’ammirazione; tanto più se a suscitarla è una guappa belloccia), a squarciare nuovi orizzonti, prospettive luminose con voce forte ma calda, suadente, con quelle scaglie roche che innescano immaginazioni torbide poi! Auuuuuhhh!!!
Le quattro o cinque secessioniste della prima ora, che perlopiù se ne stavano tranquille accosto riva a quaquaraquare, si sono avvicinate a prudente distanza, ma sufficiente per sentire forte e chiaro cosa aveva da dire la mestatrice bonazza (epiteto usato dai tre maschi); poi, slumato il movimento e annusata una possibile novità, pian piano, con un lungo giro, come se passassero di lì per caso, si sono unite anche alcune delle solite perdigiorno che ciondolavano in quei paraggi, e non se ne sonop più andate.
Ovviamente il grosso dell’assemblea, tradita così platealmente, ha subito accennato a reagire, ma per fortuna ha prevalso la saggezza di alcune politiche di lungo corso che hanno suggerito di far finta di niente, che tutto sarebbe evaporato da solo in men che non si dica. La vecchia scuola attendista! La prima deca di Tito Livio! Resta da vedere per quanto riusciranno a tenere a freno gli animi esagitati dei più giovani e battaglieri, vogliosi di conquistarsi i gradi sul campo. (Di salire qualche gradino, che se no questi vecchiazzi non li schiodi più! Sembrano eterni… Un patto col diavolo hanno fatto! I più religiosi almeno… Il cornutaccio si scomoda solo per loro.)
Le ribelli non si sono fatte pregare e hanno risposto per le rime. Alcune, provocazione mai vista prima!, si sono spiumate il petto irridendo i parrucconi. Sgallettate!
Due o tre feticisti si sono precipitati a raccattare le reliquie prima che la corrente le portasse via e le hanno riposte di soppiatto in qualche loro tasca segreta (non prima di aver dato un’annusata estasiata, come se niente fosse, nel gesto di accompagnare la messa in sicurezza del tesoro. Qualcuna va dritta su ebay, ci scommetto! Così com'è... manco lavata!).
Io ho provato a scattare qualche foto, ma avevo solo il cellulare, senza zoom. Chi mai poteva immaginare sviluppi così clamorosi? Ieri sembrava che fosse tutto in via di composizione… Così dovrete accontentarvi di immagini rubate al volo e non sempre accuratissime. Anche perché non volevo farmi scoprire, dati i precedenti.
Dopo ogni scatto mi voltavo come a ammirare il paesaggio, e è così che ho notato una terza novità (un’altra!). Quasi nascosta dalla vegetazione della riva a nord del ponte, c’era una tizia di una certa età, quella che una volta definivano venerabile (quando c'era ancora qualche ingenuo che pensava che ci fosse qualcosa degno di venerazione), che si era discostata da tutto e da tutti e se ne stava da sola, in splendido isolamento! Non sembrava triste: orgogliosa piuttosto; o meglio: ricolma di grave dignità. Un fulgido esempio di indipendenza che mi ha suscitato un empito di spontanea, fervidissima simpatia, come mi capita con tutti i tapini e i negatori marginali; ma subito è subentrata la ben più solida avversione per gli eroi solitari, i suscitatori professionali di stati commotivi, i martiri, specie se si immolano in angoli ameni e davanti a un pubblico pronto a dissuaderlo, e sotto gli obiettivi di fotografi e cameraman, per i posteri e gli assenti. Obiettivi solo sognati, per ora (a parte il mio, rudimentale).
C’è anche la possibilità che nessuno dia peso al gesto, tuttavia, e che la vittima, visto che nessuno se la fila, torni indietro con un voltafaccia spettacolare, che però dubito che avrà qualche effetto, se tarda ancora un po’ a inscenarlo.
(E le sta bene, secondo me.)


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