24/03/16

Una cartolina da Santa Monica



La seconda cartolina è datata dicembre 1989 e viene da Santa Monica, che vi è rappresentata in veduta aerea. D’acchito l’avevo scambiata per Rimini, chiedendomi chi diavolo potesse esserci andato in quella stagione. Non conosco festaioli e tiratardi, né malinconici dalla vena poetica che potrebbero bearsi del mare d’inverno. Ho pensato a uno scherzo. Me ne frego di Rimini. Ma le differenze si notano subito: gli alberi che separano i due grandi viali che costeggiano la spiaggia sono palme; alcune crescono addirittura sulla spiaggia, che è immensa, tanto che la gente addensata sulla battigia quasi non si distingue: puntolini che in un primo tempo avevo creduto alghe e sporcizia depositata dalla risacca. I viali sono a quattro corsie, il traffico è intenso ma non caotico; i parcheggi capienti, ordinati e con spazi liberi. In primo piano, sulla sinistra, c’è un grattacielo, forse un grande albergo, ma è l’unico; gli altri palazzi sono di pochi piani, in genere non più di quattro o cinque. Sopra l’orizzonte, anche qui molto alto, una striscia grigioazzurra quasi invisibile più che a una nube fa pensare allo smog, mentre forse è solo l’effetto del contrasto con la terra: infatti, a destra, il cielo sfuma nell’acqua senza soluzione di continuità. In fondo potrebbe essere Rimini in un giorno di grazia. Una freccia tracciata con la biro in alto a sinistra, a poche decine di metri dalla costa che si inarca dolcemente, indica la casa in cui si è da poco trasferita la famiglia di L. I miei genitori mi informano che intendono fermarsi lì per un po’ e si raccomandano perché mi prenda cura della casa.

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