30/03/16

Tornano a casa (un sogno, anche meno)



Un gruppo di uomini dei Balcani, e mediorientali, con qualche pakistano anche, vestiti come i contadini di una volta, con pantaloni di tela grezza e maglie di lana a mezzamanica color carne o grigie, tarlate e slabbrate, piene di rammendi, non del tutto pulite, o che danno questa impressione anche appena lavate, la barba di qualche giorno, i capelli scarmigliati, gli occhi scuri, luminosi, passa tra i vicoli cantando in coro, come canzoni di montagna e in una lingua comune pur essendo loro di origini diverse, prima di sparire nel cortile di una cascina del vecchio paese di montagna.
Il passo è agile, deciso. I piedi calcano le pietre con vigore. Le pareti della viuzza rimbombano, ma piano, in sordina. Qualcuno scherza. Sono allegri, pieni di vita.
È la Comunità Viperina che torna a casa!”, annunciano sul portone.

(Sognando, sono allegro e pieno di vita anch’io.)

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