26/03/16

Morti (da Figura di schiena, Doppiozero books, 2014)



Al posto del volto, sul lato nascosto verrebbe più spontaneo attribuire alla figura di schiena, al massimo, una maschera, con le sue grinze espressive e le sue smorfie, e perché quello che conta è l’effetto che suscita ciò che si verifica davanti a lei, non chi lo prova. Anche qui, dunque, al posto di un individuo essa incarna un essere generico: uno che potrebbe benissimo essere un altro, che a sua volta potrebbe benissimo essere un altro ancora, e così via.
(…)    
Ma che uomo è quello a cui una maschera, attribuita, si attaglierebbe meglio di un volto, negato? Quello con la maschera sarebbe piuttosto un uomo morto, meno per la parentela che lega le maschere ai morti che per il fatto che dietro la maschera non importa chi c’è. Va bene chiunque. E lo stesso dicasi del corpo: il morto è senza corpo; il morto con la maschera non è il cadavere, che lui sì è un corpo, e solo corpo. Così la figura di schiena è solo corpo quando interessa che sia viva e potrebbe essere di qualsiasi materia se è indifferente che lo sia. E neanche di qualsiasi materia: di qualsiasi materiale .


(…) sia che si rivolti, sia che continui a porgere le terga dichiarandosi estranea al sacrificio e alla violenza “legittima”, la figura di schiena non viene risparmiata. Chi dà la schiena è inerme, esposto al colpo traditore, e forse lo sa.
Essere colpito alla schiena, però, è anche la pena cui il traditore viene condannato, come contrappasso. Dürer, nel suo progetto di Monumento ai contadini vinti, pone in cima alla colonna che si erge sopra uno stratificato basamento, ai cui piedi stanno “mucche-pecore-maiali e così via”, un uomo con una spada conficcata nella schiena.
Come ribellarsi, e forse di più, andarsene, chiamarsi fuori, viene visto come un tradimento e quindi espone alla rappresaglia, alla rabbia, alla vendetta. Colui che si vede voltare le spalle si sente umiliato, disonorato; ciò in cui crede e che gli permette di vivere, viene da questo gesto, più che negato, annientato, dichiarato irrilevante, pura illusione, vaneggiamento, e quindi lui reagisce, approfitta della momentanea debolezza di chi è (si reputa, o è reputato da colui che, correttamente, interpreta come disprezzo il suo gesto) più forte, e lo annienta. Chi si toglie, nega e si espone; esponendosi, chiede di essere a sua volta negato.

E la negazione definitiva, a quanto pare, è la morte. Forse per questo, talvolta, mi fa pensare, la figura di schiena, al morto; non allo spettro, o al doppio o all’anima o a qualsiasi altra rappresentazione di ciò che del morto sopravvive, per lui o per gli altri, e nemmeno al cadavere, alla spoglia o ai resti mortali, ma proprio al morto in quanto morto e basta: uomo senza volto, e quindi senza individualità, e quindi non più uomo; corpo mortale morto, e in quanto tale assimilabile a tutti gli altri. Per negare questa assimilazione, per tentare di difenderne colui che ci è caro, personalmente o socialmente, ecco la maschera, il ritratto funerario, la fotografia nell’album di famiglia, nel portafoglio e sulla tomba.

Nome e date non bastano, è indispensabile l’effigie: di qui la proliferazione delle immagini dei morti o dei loro simulacri in passato, e ora la democratizzazione della sopravvivenza mediante l’immagine fotografica e filmica che la tecnica ha finalmente concesso a tutti. Non più solo re, papi, condottieri, magnati e uomini per qualche verso significativi, mostri e capolavori della specie e del branco: tutti hanno diritto a essere ricordati; e l’immagine è, del ricordo, la miccia più sicura.
Se non che la memorabilità di ogni morto tende a trasformarsi in oblio in toto della morte. Se ogni morto permane visibile (e dunque se tutto può essere e permanere visibile, e lo è, dal momento che persino tutti i morti lo sono), allora è l’invisibile a scomparire, a diventare invisibile persino nella sua stessa possibilità e pensabilità. Tutto è visibile. È tutto chiaro. Meglio così.

 
1 - Paolo Uccello, Battaglia di San_Romano (part.),National Gallery, Londra
2 - Maître de Boucicaut -tresor des histoires-bnf
3 - Miniatura Besançon iniz.XV sec. Dett
4 - Maestro del Bambino Vispo
5 - The Morgan Crusader’s Bible 1250 ca F.29 v

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