01/11/15

Al Café de l'Univers




Mi è venuta voglia di fare un salto a Casablanca per starmene anch’io, come i personaggi di L’esteta radicale di Fouad Laroui, intere giornate a cazzeggiare ai tavolini del Café de l’Univers. Dalle mie parti è un’arte troppo involgarita. Persa, direi. Dipenderà dalla materia prima: il mondo davanti agli avventori, il loro cervello. Me ne starei lì beato, una birra in mano e lo sguardo appannato, benevolo, ad ascoltare i discorsi senza fare una piega, sorridendo ogni tanto, quando proprio sarebbe impossibile farne a meno, ma senza dire che rare parole, quanto a me. Poi, nelle ore più calde, entrerei a cercare l’ombra nei locali interni dai muri a gesso e piastrelle colorate, e più tardi uscirei su uno stretto vicolo in salita, pieno di curve, mi perderei nella casba e verso sera sbucherei magari nel ristorante alla fine dell’universo a guardare un altro paesaggio chiedendomi da che parte mi conviene uscire.

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