09/09/15

Risposte qualsiasi



C'è questo mio amico che non ha studiato il positivismo, e allora si perde dietro a questioni senza capo né coda. Insiste e insiste, e non c'è modo di farlo smettere. A volte diventa un po' pesante, ma un amico è un amico, e allora pazienza. A parte questo, quello che lo rende interessante è che non si accontenta di nessuna risposta posticcia. Quelle che lui chiama le “pseudorisposte”, o meglio: le “risposte qualsiasi”, che rispondono forse ad altre domande, ma non a quelle formulate da lui; o, per essere più precisi ancora (lui ci tiene), quelle che non rispondono a niente (a niente che gli interessi), ma della risposta hanno solo il tono asseverativo, la forma vuota.
“Ma non ti sfiora l'idea che ad essere fasulli non siano i problemi degli altri, ma i tuoi?”, lo punzecchio ogni tanto. Al che lui (sempre!) mi guarda con gli occhi sgranati: “ma va'?”, mi risponde, e sorride scuotendo la testa. Ho sempre voglia di scherzare, secondo lui (ma pazienza: sono un amico, e un amico è un amico). Quelli a cui mi riferisco io non sono veri problemi, sono sicuro che pensa lui. Che problemi sono, se hanno una soluzione? Facile o ardua che sia, alla fine sarà sempre banale. Una volta acquisita, la ripeteranno anche i bambini. (I bambini! Cosa c'entrano i bambini? Ogni tanto sbucano fuori i bambini e fine di ogni discorso.) E continua imperterrito per la sua strada.
Io ogni tanto mi prendo una pausa; lui no. Mai. Anche se, insomma, un po' inquieto questa storia lo rende. Però è contento così, mi assicura.
(E io gli credo.
È o non è un amico?)

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